Diagnosi DSA: e ora cosa succede?

Superare lo smarrimento che può comportare una diagnosi di Disturbi Specifici di Apprendimento (DSA) è possibile, ma non basta rassicurare bambini e genitori che vivono il disturbo in prima persona, occorre effettuare un attività di costante sensibilizzazione dell’intera collettività.

E’ inutile cercare di negarlo, ciò che è poco conosciuto spaventa: la presenza di difficoltà delle quali non si conoscono chiaramente le cause e le conseguenze può alimentare paure, dubbi e timori. Avere una diagnosi DSA, infatti, non sempre comporta sollievo, al contrario può alimentare o attivare insicurezze. Ancora oggi l’attenzione intorno al tema dei DSA è principalmente circoscritto a coloro che ne sono interessati in prima persona.

Le principali paure che si attivano in un bambino/adolescente  a fronte di una diagnosi DSA sono legate alle reazioni e alle relazioni sociali. La paura più frequente è infatti la non accettazione di sé. Generalmente i bambini e i ragazzi con DSA pensano che i propri compagni possano vederli come diversi e, di conseguenza, credono di essere protagonisti di stigmatizzazioni e incomprensioni che possano portarli ad essere esclusi dal gruppo.

Un altro timore intrinseco è la paura del fallimento. L’insicurezza circa le proprie capacità e competenze possono portare l’adolescente che le vive a mettere in discussione ciò che sarà in grado di fare “da grande” e, di conseguenza, possono condizionare negativamente le scelte in ambito scolastico e lavorativo. Questa paura purtroppo, se non riconosciuta e supportata, può essere talvolta vissuta in modo totalizzante e profondamente invalidante.

Per le famiglie queste paure sono spesso legate alla scarsa conoscenza del problema.

Il genitore, davanti ad una diagnosi DSA, si preoccupa principalmente delle conseguenze della diagnosi sul piano socio-relazionale ed emotivo del proprio figlio. “Come reagirà mio figlio alla diagnosi DSA? Cosa penserà di sé stesso e delle proprie capacità? Sarà in grado di accettare gli strumenti e gli ausili compensativi previsti per i  DSA?

Queste sono solo alcune delle domande che frequentemente un genitore si pone (e pone allo specialista). Per cercare di essere di aiuto a chi vive questa situazione ho chiesto alla dott.ssa Marzia Rapè, psicologa specializzata in Psicoterapia Cognitivo-Comportamentale, Esperta sull’abuso all’infanzia e all’adolescenza e perfezionata sui Disturbi dell’Apprendimento Scolastico e dei Disturbi dello Spettro Autistico , di fare chiarezza.

“Mi piace lavorare con i bambini ed è per questo motivo che ho deciso di occuparmi delle problematiche dell’età evolutiva. La presa in carico di un bambino significa anche supportare i genitori, i familiari e le insegnanti, proprio perché è importante il contesto in cui il bambino vive. Le richieste del mondo esterno, per un bambino in crescita sono davvero molte e quelle dell’ambiente scolastico, spesso posso essere eccessive. Crescono le esigenze del mondo esterno e spesso il carico diventa pesante. Le difficoltà scolastiche sono sempre più in aumento e si manifestano nei bambini attraverso l’espressione di un malessere.” Mi spiega la dott.ssa Rapè.

Davanti ad una diagnosi di questo tipo le famiglie hanno la necessità di essere orientate nella conoscenza del tema in merito ai possibili sviluppi dell’esperienza scolastica ma anche informate con professionalità sulle strategie didattiche e non solo, per un percorso scolastico e sociale che sia più possibilmente sereno ed inclusivo” continua la dott.ssa Rapè. Chiedo all’ Esperta anche di fare chiarezza sui termini utilizzati dagli esperti :

per D.S.A. si intendono i Disturbi dell’apprendimento Scolastico e riguardano la capacità di leggere, scrivere e calcolare in modo corretto:

–           Dislessia: disturbo specifico della lettura che si manifesta con una difficoltà nella lettura accurata e fluente di un testo;

–           Discalculia: disturbo specifico che riguarda la difficoltà nell’uso dei numeri, i calcoli veloci a mente e le operazioni aritmetiche;

–           Disortografia: disturbo specifico della scrittura legato agli aspetti linguistici e consiste nella difficoltà di scrivere in modo corretto

–           Disgrafia: disturbo specifico della grafia per cui scrivere risulta faticoso e la grafia poco leggibile “ mi spiega.

Spesso i DSA vengono erroneamente associati a deficit cognitivi pertanto chiedo alla dott.ssa Rapè di chiarire anche questo concetto : “E’ importante chiarire che questi disturbi non sono causati e non riguardano un deficit a carico dell’intelligenza del bambino ma solamente da un diverso funzionamento del cervello e delle sue modalità di apprendimento. A tal proposito è fondamentale mettere in chiaro che i DSA non sono una malattia perché non sono dovuti ad un danno a livello organico ma da una diversa modalità di funzionamento all’interno del cervello, delle reti neuronali che sono coinvolte nei processi che riguardano la lettura, scrittura e calcolo. Questa caratteristica accompagna l’individuo per tutta la vita ma può modificarsi, evolversi e migliorare e le difficoltà possono essere compensate con il tempo e con una attività di potenziamento” conclude.

A questo punto le chiedo quali sono i passi da fare per poter aiutare i bambini che incontrano difficoltà nell’apprendimento scolastico. “ In verità, già alla scuola dell’infanzia, luogo privilegiato per il bambino per imparare a scoprire il mondo, per vivere le prime relazioni sociali e per sperimentare sempre cose nuove, ci sono dei campanelli di allarme. Questi posso essere individuati precocemente dalle insegnanti che essendo professioniste dell’educazione, possono consigliare ai genitori di rivolgersi a uno specialista per un approfondimento. Possono emergere difficoltà ad orientarsi nel tempo e nello spazio, nell’uso del foglio, imparare i numeri e le sequenze dei numeri, ricordare concetti topologici (es: sopra, sotto, dentro, fuori), difficoltà nella memorizzazione di canzoni e filastrocche e nei racconti orali. Si possono presentare anche difficoltà a scambiare le parole ed utilizzarle nel modo corretto. La presenza di questi elementi non indica la certezza dello sviluppo di un disturbo dell’apprendimento ma potrebbe essere un fattore predittore. La tempestività nell’intervento è importante soprattutto per assicurare al bambino, una presa in carico in tempi rapidi e supportarlo nel suo percorso scolasticomi spiega la dott.ssa Rapè.

Se genitori o insegnanti, si accorgessero di tali complicazioni ed i bambini mostrassero un malessere nel frequentare la scuola, le USL di riferimento o i centri accreditati dalla Regione, sono i luoghi giusti dove rivolgersi per una valutazione. Se da essa, emergesse una problematica riguardante l’apprendimento, grazie alle legge 8 ottobre 2010, n° 170, che riconosce la dislessia, la disgrafia, la disortografia e la discalculia quali disturbi specifici di apprendimento, al fine di aiutare e tutelare il bambino, l’istituzione scolastica, personalizza l’apprendimento dell’alunno attraverso un documento, il PDP (Piano Educativo Personalizzato). Il documento viene sottoscritto da docenti, dirigenti e genitori, al fine di attuare un percorso personalizzato che mira alla realizzazione del successo formativo degli alunni con DSA. All’interno del documento, sono presenti gli strumenti compensativi e dispensativi che sostituiscono o facilitano la prestazione richiesta nell’abilità deficitaria, sia essa la scrittura, la lettura o il calcolo e permettono al bambino o al ragazzo di studiare e apprendere con efficacia”.

Molto delicata è la fase della conoscenza della diagnosi da parte dei genitori e dell’alunno. Chiedo pertanto all’esperta di consigliare ai nostri lettori come comportarsi in tal caso.

Alle famiglie è fondamentale spiegare punto per punto la valutazione emersa, chiarendo il significato della diagnosi, soffermandosi sui dubbi, per dare poi suggerimenti su come è possibile aiutare il proprio figlio ma soprattutto supportarli nell’accettazione della problematica. Suggerisco, un percorso di parent training: incontri per i genitori per offrire un sostegno psicologico e fornire ai genitori stessi quegli strumenti per vivere ed affrontare con serenità la quotidianità sociale, affettiva e psicologica del proprio figlio. Per il bambino, è auspicabile un percorso personale all’interno del quale egli possa comprendere e accettare la diagnosi e trovare un proprio spazio all’interno del quale confidare le proprie emozioni, dubbi e paure. Infine, è importante che il bambino possa avere la possibilità di acquisire gli strumenti necessari per vivere serenamente il contesto scuola, anche attraverso l’aiuto di un tutor dell’apprendimento, per imparare le strategie che possono permettere un successo scolastico” conclude la dott.ssa Rapè.

Grazie infinite al contributo prezioso fornito dalla dott.ssa Marzia Rapè, alla quale ho chiesto la disponibilità ad aiutarci ad affrontare anche altre delicate tematiche di cui parleremo prossimamente.

Io vorrei aggiungere, per concludere, che la famiglia ha un superpotere che è l’amore incondizionato. Credo che questo sia il più grande motore che, insieme agli indirizzi forniti dagli specialisti, può aiutare il bambino a percorrere grandi distanze nel suo apprendimento scolastico e sociale.

Valentina Cappelli

La foto e’ tratta dal profilo Facebook dell’associazione senese Codini e Occhiali punto di riferimento per molte famiglie che si confrontano con il  disturbo da deficit dell’attenzione/iperattività̀ meglio conosciuto come ADHD.

https://www.codinieocchiali.org/

 

 

 

 

 

 

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